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Il recente spettacolo di Evgenij Onegin di Cajkovskij ha catturato l’attenzione del pubblico al Teatro alla Scala, fondendosi con la direzione del maestro Timur Zangiev. L’interpretazione, il cast vocale e la trasposizione della vicenda dall’Ottocento imperiale a un contesto contemporaneo hanno suscitato emozioni contrastanti tra gli spettatori. Mentre le voci del cast sono state ampiamente apprezzate, la regia di Mario Martone ha sollevato più di un dubbio, sollecitando opinioni variegate tra il pubblico.
Il cast e la trama avvolgente
Aida Garifullina ha lasciato il segno nel ruolo di Tatjana, una giovane donna che trova rifugio nei libri per evadere dalla monotonia della vita di campagna. La lettera d’amore appassionata che indirizza a Evgenij Onegin, impersonato da Alexey Markov, è un momento centrale dell’opera. La musica di Cajkovskij accompagna queste emozioni, creando un’atmosfera struggente. Nonostante la sincerità dei sentimenti espressi, Onegin respinge il suo interesse con freddezza, dando inizio a un dramma che si snoda attraverso le gelosie e gli antagonismi.
L’attenzione si sposta ben presto sul personaggio di Lenskij, interpretato da un applaudito Dmitry Korkchar, che sfida Onegin a duello dopo un incontro fortuito con Olga, interpretata da Elmina Hasan. La rappresentazione di questo duello, trasformato da Martone in una roulette russa, offre un’interpretazione provocatoria della rivalità tra i due personaggi. Questa scelta rappresentativa rimanda anche alla divisione attuale tra culture, sottolineando l’emergenza di un conflitto più ampio.
Una scenografia che riflette il tempo
La scenografia di Margherita Palli, insieme ai costumi di Ursula Patzak, ha avuto il compito di trasporre la storia in una Russia contemporanea, creando uno spazio che si evolve con il passare degli anni. La stanza di Tatjana, con i suoi libri, diventa il simbolo dei suoi quotidiani sogni e aspirazioni. Tuttavia, il crudo realismo della scena finale, in cui i suoi sogni prendono fuoco e il cubo che la rappresenta crolla, mette in luce la durezza della vita e la fragilità dei desideri umani.
La storia prosegue con il passare del tempo; dopo cinque anni, Onegin torna in scena e si trova di fronte a Tatjana, ora sposata con il principe Gremin, interpretato da Dmitri Ulyanov. Il drammatico incontro tra i due protagonisti crea un intenso attrito emotivo, culminando in una confessione che fa vibrare il cuore. Tuttavia, il peso del matrimonio di Tatjana rimane ineluttabile, e il buio sembra inghiottire ogni possibilità di riconciliazione.
Una regia che divide
La regia di Mario Martone ha suscitato reazioni miste, ricevendo sia applausi sia qualche fischio. Uno degli elementi controversi è stata l’idea di utilizzare un tendaggio rosso trasparente come sipario, che ha dato vita a un gioco di ombre ma non ha pienamente soddisfatto tutti gli spettatori. Il confine tra i momenti di danza e le confessioni intime è apparso poco chiaro, e non tutti hanno apprezzato questo approccio.
Le reinterpretazioni artistiche portano sempre con sé il rischio di generare opinioni discordanti, e Martone non è stato esente da questa dinamica. La sua visione, sebbene ambiziosa, ha trovato alcuni detrattori tra il pubblico, evidenziando la complessità e l’artisticità della rappresentazione.
Riconoscimenti e accoglienza del pubblico
Nonostante le controversie legate alla regia, l’esibizione ha raccolto numerosi applausi, evidenziando il talento degli interpreti, tra cui Alina Kolosova nel ruolo della vedova Larina e Julia Gertseva come nianja. Il coro, diretto da Alberto Malazzi, ha contribuito anch’esso al successo della serata, riempiendo la sala di melodie incantevoli.
Evgenij Onegin si è rivelato un’opera capace di scatenare emozioni intense, portando gli spettatori a riflettere non solo sulla travolgente storia d’amore narrata, ma anche sugli attuali conflitti fra culture e le trasformazioni sociali. Il Teatro alla Scala, come sempre, si conferma un palcoscenico di eccellenza artistica e culturale, capace di accogliere opere che sfidano il tempo e stimolano il dibattito.