Dal 7 ottobre 2023, l’attenzione internazionale si è focalizzata sull’attuale offensiva israeliana nella striscia di Gaza, scaturita dall’attacco di Hamas. In questo contesto complesso e carico di tensioni, l’Unione Europea ha destinato la somma di 238 milioni di euro a diverse istituzioni israeliane, incluse alcune compagnie che operano nel settore bellico di Tel Aviv. Questo investimento ha suscitato interrogativi e discussioni animate, poiché il suo utilizzo sembra strizzare l’occhio a progetti tanto civili quanto militari. Scopriamo insieme i dettagli di questa situazione.
L’entità dei fondi europei attribuiti a Israele è stata rivelata da Al Jazeera, che ha condotto un’analisi sui dati forniti dalla Commissione Europea riguardo il programma di ricerca e innovazione Horizon Europe. Questo programma è stato creato per promuovere lo sviluppo di nuove tecnologie e pratiche nei paesi partner, compreso Israele. Tuttavia, le modalità di erogazione dei fondi pongono interrogativi sul reale utilizzo di queste somme.
Horizon Europe permette di richiedere fondi a patto che le applicazioni siano esplicitamente indicate come “esclusivamente concentrate su applicazioni civili”. Eppure, nelle stesse linee guida si fa riferimento a come molte tecnologie generiche possano essere applicate sia in contesti civili che militari. Questa ambiguità consente, di fatto, a istituzioni militari di attingere a risorse che, teoricamente, dovrebbero servire scopi pacifici, creando così un contesto di incertezza.
Uno degli esempi più lampanti è rappresentato da Israel Aerospace Industries , un colosso nel panorama aerospaziale del paese. IAI, primo fornitore di tecnologie per l’esercito israeliano, ha beneficiato di circa 2,7 milioni di euro dal momento dell’attivazione del programma Horizon Europe, con una parte significativa, ben 640mila euro, arrivata dopo l’inizio dell’offensiva il 7 ottobre 2023. Ciò getta ombra sull’affermazione che tali fondi siano destinati unicamente a scopi civili.
Al Jazeera ha sollevato dubbi sull’efficacia dei controlli in atto al fine di monitorare l’utilizzo dei fondi europei. Infatti, l’Unione Europea non ha attualmente un meccanismo in grado di prevenire l’uso di tecnologie finanziate per scopi militari, una volta ottenuti i fondi. Questa mancanza di supervisione ha sollevato le preoccupazioni di oltre duemila accademici e 45 organizzazioni internazionali, che hanno lanciato una petizione chiedendo la sospensione della partnership europea con Israele all’interno di Horizon Europe. Tuttavia, la petizione è rimasta senza risposta e il finanziamento è proseguito.
Aumenti l’attenzione: nel marzo 2024, in seguito a una richiesta di chiarimenti presentata da The Left al Parlamento Europeo, la Commissione ha dichiarato che l’Unione Europea non finanzierebbe attività per lo sviluppo di prodotti e tecnologie vietate dalla legge internazionale. Questa affermazione, pur promettente, non risolve le questioni relative all’uso potenziale delle tecnologie sviluppate.
La nebulosa definizione di “civile” ha permesso a diverse istituzioni israeliane di ricevere fondi per sviluppare tecnologie come droni, sistemi di riconoscimento facciale e algoritmi di machine learning. Questi strumenti, sebbene formalmente rientrino nelle categorie di utilizzo “civile”, possono e vengono utilizzati per applicazioni militari, configurandosi come tecnologie duali. Questo solleva interrogativi anche più ampi su come l’Unione Europea possa giustificare tali finanziamenti e il loro eventuale impatto sul conflitto in corso.
L’uso di droni in operazioni di sorveglianza, così come l’implementazione di sistemi di riconoscimento facciale per il controllo delle persone, ha aperto la porta a dibattiti sulla sicurezza e sulla privacy. In un contesto di alta tensione come quello attuale, la linea tra tecnologia civile e militare diventa sempre più sfumata, rendendo quindi necessaria una riflessione approfondita su cosa significhi davvero la condotta etica nell’allocazione dei fondi europei.
Queste questioni fanno emergere un quadro complesso e ricco di sfide per la comunità internazionale e per l’Unione Europea stessa. Con un’attenzione crescente sul conflitto in corso e sui suoi effetti, la gestione dei fondi e delle tecnologie potrebbe avere ripercussioni di vasta portata, influenzando il futuro sia della regione che degli ideali di pace e sicurezza a livello globale.