Due atleti del San Giorgio in Bosco sono stati colpiti da un provvedimento di Daspo della durata di cinque anni a causa delle gravi offese a connotazione razziale rivolte a tre avversari durante una partita di calcio. L’episodio è avvenuto il 18 gennaio, durante l’incontro tra il Real Padova e il San Giorgio in Bosco, valido per il campionato provinciale Juniores. A partire da questa decisione, i due giovani non possono più presenziare a nessun evento sportivo, sia come spettatori che come atleti.
Provvedimento severo da parte del questore
Il questore di Padova, Marco Odorisio, ha disposto il Daspo a seguito di indagini condotte dalla Divisione Investigativa Generale e Operativa . I due calciatori sono stati accusati di aver ripetutamente insultato gli avversari, utilizzando frasi razziste tra cui “non dovresti neanche essere qua, scimmia, negro” e “sei uno scherzo della natura, scimmia”. Questi atti di discriminazione sono stati accompagnati da gesti offensivi, segnalando un comportamento molto grave in un contesto sportivo che, per definizione, dovrebbe insegnare valori di rispetto e sportività.
Oltre agli insulti in campo, uno di loro ha lasciato il segno anche online, scrivendo su tuttocampo.it che “Al Real Padova giocano più scimmie che persone in campo, sembrava di stare nella giungla”. Queste dichiarazioni, espresse sia in sede di gara che su un portale pubblico, rappresentano una forma di propaganda razzista e denotano una mancanza di rispetto fondamentale nei confronti degli avversari e dello sport stesso.
Reazioni e conseguenze per le vittime
Uno dei calciatori insultati ha chiesto di essere sostituito ed è uscito dal campo in lacrime, un chiaro segnale del dolore e della sofferenza derivanti dagli attacchi subiti. La condotta dei due giocatori non solo ha portato a conseguenze legali, ma ha anche sollevato un’importante questione sul comportamento degli sportivi, in particolare quelli più giovani, che dovrebbero essere educati alla competizione leale e rispettosa.
Le indagini hanno portato alla denuncia dei due atleti per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale. Un atleta è stato anche indagato per diffamazione a mezzo stampa. Questo intervento delle autorità è un chiaro segnale che comportamenti simili non saranno tollerati e verranno sanzionati in modo severo.
La necessità di una riflessione collettiva
Il questore Odorisio ha sottolineato l’importanza di riflessioni collettive riguardo a quanto accaduto. Questo è già il terzo episodio di razzismo in un anno che si verifica in contesti giovanili, dove l’aspettativa è che i ragazzi si impegnino a rispettare non solo le regole, ma anche i propri avversari. Secondo il questore, il comportamento degli atleti coinvolti dovrebbe stimolare un ripensamento profondo nella loro coscienza, affinché possano realizzare la gravità delle loro azioni.
L’auspicio è che i giovani atleti si rendano conto del disvalore sociale delle loro condotte e maturino un senso di ravvedimento tale da spingerli a scusarsi con le vittime di questi attacchi. Solo attraverso un percorso di consapevolezza e crescita personale sarà possibile evitare il ripetersi di episodi del genere e assicurare un futuro sportivo improntato al rispetto e alla dignità umana.