I progetti imprenditoriali che nascono dalla ricerca scientifica hanno un ruolo cruciale nel risolvere le molteplici sfide globali che ci troviamo ad affrontare. Eppure, questi progetti devono combattere contro un divario di finanziamento molto ampio che deriva dalla loro natura ad alto rischio. Spesso il percorso di sviluppo è lungo e l’incertezza tecnica può rendere difficile ottenere il sostegno necessario. Gli investitori tradizionali, come quelli di venture capital o private equity, tendono a snobbare iniziative che non hanno ancora raggiunto un certo grado di maturità, contribuendo a creare un fenomeno descritto con il termine “Death Valley”.
Il termine “Death Valley” è utilizzato per descrivere la difficile situazione attraverso cui passano le start-up e i progetti imprenditoriali altamente innovativi. Questo passaggio è caratterizzato da una mancanza di finanziamenti che può paralizzare molte idee brillanti e potenzialmente trasformative. In termini più pratici, le iniziative che si trovano tra la fase iniziale e quella della commercializzazione vera e propria si trovano in una situazione di vulnerabilità. Questo accade perchè gli investitori, per lo più, preferiscono scommettere su progetti già avviati e con un mercato più comprovato.
Una delle chiavi per comprendere appieno questa situazione è il modo in cui la maturità tecnologica di un progetto viene valutata. La tecnologia può effettivamente essere misurata attraverso un sistema chiamato Technology Readiness Level . Questa scala, che va da 1 a 9, offre un chiarimento concettuale: un punteggio di 1 indica la definizione dei principi base, mentre 9 significa che il sistema è operativo. L’interesse degli investitori si concentra principalmente su quelli con TRL più elevati, lasciando spesso i progetti con TRL più bassi a lottare per il supporto finanziario.
Questa distinzione mette in luce il grande divario che esiste nel panorama degli investimenti e punta a sollecitare un ripensamento delle dinamiche di sostegno a livello globale.
Le statistiche parlano chiaro. Secondo la European Investment Bank, i progetti di tecnologia green si trovano ad affrontare un divario di finanziamento annuale di ben 15 miliardi di euro tra le iniziative in avanzato stadio e quelle che invece si fermano alle prime fasi di ricerca. I fondi di venture capital, per esempio, non si dirigono verso quelli che hanno ancora molto da dimostrare e che si trovano nei livelli TRL 1-4. Questo non porta solo a un blocco di innovazioni vitali, ma rappresenta anche un ostacolo significativo per affrontare le sfide legate agli ESG . Investire in progetti più maturi diventa la norma, mentre le innovazioni potenzialmente dirompenti vengono trascurate, sicuramente un segnale preoccupante per il futuro delle iniziative imprenditoriali sostenibili.
Alla luce di questa complessa situazione, è evidente la necessità di sviluppare nuovi protocolli e metriche più adeguate per valutare l’efficacia dei progetti di innovazione. È fondamentale, quindi, che le risorse pubbliche destinate al finanziamento di queste iniziative siano utilizzate in modo strategico. Eppure, il sistema attuale sembra incentrato sulla commercializzazione rapida, escludendo innovazioni a lungo termine che potrebbero avere un enorme impatto sulla società.
La sfida si fa chiara: non possiamo permettere che le idee più audaci, che si trovano nei TRL inferiori a 5, rimangano emarginate nel processo di finanziamento. Le istituzioni pubbliche dovrebbero dedicare più risorse a questi progetti, come strategia per far emergere innovazioni che potrebbero non solo apportare benefici economici, ma anche un grande impatto sociale. L’adozione di protocolli di valutazione alternativi potrebbe rivelarsi la chiave per aprire nuove porte a iniziative che, altrimenti, rimarrebbero inesplorate.
La buona notizia è che esistono già dei modelli, nel contesto delle scienze sociali, che possono aiutare a identificare il valore reale degli investimenti in questi progetti. Il tasso di rendimento sociale degli investimenti è un indicatore importante, ed è fondamentale passare dalla teoria alla pratica. Nella gestione dei progetti di valorizzazione della ricerca, l’adozione di tali modelli di finanziamento dovrebbe diventare la norma e non un’eccezione.
In un contesto dove ogni euro speso in innovazione ha il potenziale di generare un ritorno per la comunità, la sfida ora è quella di rendere questi strumenti operativi e di introduzione di strategie visive più efficaci. Le risorse pubbliche devono quindi essere gestite con l’obiettivo di massimizzare l’impatto, creando così un ciclo virtuoso di innovazione e progresso che può spingere le nostre società verso un futuro migliore.