Denatalità colpisce il sistema scolastico: 134mila alunni in meno a settembre

I dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) rivelano un quadro allarmante riguardo alla situazione demografica italiana. Negli ultimi sei anni, le nascite sono diminuite drasticamente, passando da 431.007 nel 2019 a 380.630 nel 2024. In particolare, la popolazione di bambini di tre anni, che rappresentano il passaggio dal nido all’infanzia, ha registrato una perdita di oltre 68.000 unità. Anche i ragazzi di sei anni, che si preparano ad entrare nella scuola primaria, hanno visto un calo significativo, passando da 529.609 nel 2019 a 469.364 nel 2024, con una riduzione di oltre 60.000 giovani. La fascia di popolazione di tredicenni, che transita dalle scuole medie alle superiori, ha mostrato una diminuzione contenuta, con soli 418 ragazzi in meno. Al contrario, la coorte di diciannovenni è in crescita, passando da 585.535 nel 2019 a 593.590 nel 2024, rinviando così l’impatto demografico negativo per chi intende iscriversi all’università. In vent’anni, dal 2004 al 2024, l’Italia ha perso oltre 900.000 giovani sotto i diciannove anni.

Cambiamenti nella natalità e sistema scolastico

Un cambiamento così marcato nella **natalità** ha conseguenze dirette sul **sistema scolastico** italiano. Secondo l’ultimo rapporto dell’**Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico** (Ocse) dal titolo “Education at a glance 2024”, il rapporto **alunni/docenti** in Italia è tra i più sfavorevoli a livello internazionale. In media, nell’area Ocse, ci sono 14 studenti per ogni insegnante nella **scuola primaria** e 13 nelle **scuole medie** e **superiori**. In Italia, questi valori si abbassano ulteriormente, con un docente per 11 alunni nelle **scuole primarie** e **medie** e addirittura 10 alunni per docente nelle **scuole superiori**. Attualmente, le classi con oltre 27 studenti, definite “pollaio”, sono poco più di 5.000 in tutto il paese, costituendo solo l’1% del totale. Al contrario, le classi con meno di 10 studenti sono diventate comuni in molte aree, specialmente nei piccoli centri abitati.

Impatto sul mercato del lavoro

La rapida diminuzione della **popolazione studentesca**, causata dalla **bassa natalità**, ha ripercussioni anche sul **mercato del lavoro**. Questo fenomeno non solo minaccia la stabilità del **sistema pensionistico** nel medio-lungo termine, ma contribuisce anche a un elevato tasso di “mismatch” nel **mercato del lavoro**, che interessa una assunzione su due, con punte del 60-70% per le professioni legate alle **competenze scientifico-tecnologiche**. Secondo **Unioncamere** e il **Ministero del Lavoro**, la causa principale di questa difficoltà di reperimento è la «mancanza di candidati», che ha superato le problematiche legate alla preparazione inadeguata dei candidati stessi.

Urgenza di affrontare l’inverno demografico

Riccardo Di Stefano, delegato del presidente di **Confindustria** per l’**Education** e l’**Open Innovation**, ha sottolineato l’urgenza di affrontare l’**inverno demografico**, definendolo un grave problema che richiede soluzioni articolate. Ha evidenziato l’importanza delle **politiche scolastiche** e lavorative nel recuperare i giovani che si trovano nella condizione di **Neet**, sottolineando che ogni **Neet** rappresenta un talento sprecato. Di Stefano ha anche menzionato la necessità di attrarre talenti dall’estero attraverso una formazione specifica, in particolare tecnica, come dimostrano le varie missioni internazionali in collaborazione tra **Confindustria** e le istituzioni. È fondamentale agire tempestivamente per ottenere risultati significativi nel breve periodo.

Published by
Francesco Rossi