“È chiaro o va migliorato?”: la consultazione di Valditara sulle sue indicazioni non prevede critiche severe

La recente iniziativa del Ministero dell’Istruzione e del Merito, guidato dalla direttrice generale Antonella Tozza, ha sollevato un acceso dibattito nel mondo della scuola italiana. A partire dall’11 marzo 2025, è stata inviata una mail alle istituzioni scolastiche per raccogliere opinioni sulle nuove Indicazioni nazionali tramite un questionario a risposte chiuse. Questa modalità è stata definita da molti come una “consultazione farsa”.

Le critiche dei pedagogisti

Numerosi pedagogisti di spicco, tra cui Cristiano Corsini e Ira Vannini, hanno espresso il loro dissenso nei confronti di questa iniziativa, rappresentando il direttivo del Centro interuniversitario Crespi per la ricerca educativa sulla professionalità dell’insegnante. Anche l’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici e altre organizzazioni, come Legambiente e la Società italiana di didattica della storia, si sono unite al coro di critiche contro il ministro Giuseppe Valditara, già oggetto di contestazioni in precedenza.

La circolare di Tozza ha suscitato indignazione, in quanto afferma che la pubblicazione del documento mira a realizzare una fase di consultazione, con incontri programmati con associazioni professionali, genitori, studenti e sindacati. Tuttavia, il termine per la compilazione del questionario è fissato per il 10 aprile 2025, lasciando poco tempo per una riflessione approfondita. Il questionario prevede domande strutturate in modo tale che i singoli docenti non possano esprimere liberamente le proprie opinioni, ma solo le istituzioni scolastiche.

Il contenuto del questionario e le reazioni

Le domande del questionario pongono interrogativi sulla chiarezza del documento e sulla valutazione nella scuola del primo ciclo, ma non consentono risposte critiche. Corsini ha denunciato questa situazione su Facebook, affermando che il questionario limita la libertà di espressione di scuole e docenti. Vannini ha aggiunto che il questionario non permette di esercitare un giudizio critico significativo, limitando le possibilità di risposta a una scelta tra le opzioni proposte o alla possibilità di non rispondere affatto.

Le convocazioni organizzate dalla Commissione, che richiedono un breve contributo scritto di 8000 caratteri su un testo di 154 pagine, sono state giudicate frettolose e poco rappresentative. Le associazioni coinvolte, come Mce, Proteo e Legambiente, hanno sottolineato l’importanza di un processo di consultazione più inclusivo e partecipativo, simile a quello che ha caratterizzato la revisione delle Indicazioni del 2012.

Le conseguenze per l’insegnamento della storia

La Società italiana di didattica della storia ha pubblicato un comunicato in cui esprime preoccupazione per il rischio che il nuovo documento possa cancellare la storia intesa come ricostruzione scientifica del passato. Le critiche si concentrano sulla proposta di una narrazione mitologizzata della storia italiana, che non solo ignora aggiornamenti didattici e storiografici, ma presenta anche una visione stereotipata e limitata degli eventi storici.

In particolare, l’elenco dei fatti storici si ferma a Mani Pulite, trascurando eventi recenti che hanno influenzato la società attuale. Questa situazione ha sollevato interrogativi sulla qualità dell’insegnamento della storia e sulla capacità delle nuove Indicazioni nazionali di promuovere un approccio critico e informato alla materia.

Il dibattito attuale evidenzia la necessità di un confronto aperto e costruttivo all’interno del sistema educativo italiano, per garantire che le nuove Indicazioni nazionali rispondano realmente alle esigenze delle scuole e degli studenti, piuttosto che limitarsi a un esercizio formale di consultazione.

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Francesco Rossi