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Un’affascinante fusione di precisione e movimento ha caratterizzato l’esibizione del Ballet Junior de Genève al Parco della Musica di Roma, nell’ambito del Festival Equilibrio. Questo gruppo di giovani danzatori, provenienti da ogni angolo del mondo, ha presentato al pubblico due opere significative: “Cathedral” di Marcos Morau e la prima italiana di “Turning_motion sickness remix“, creata da Alessandro Sciarroni, un lavoro che invita a riflettere sui limiti del corpo umano.
Performance imperdibile al festival
Durante lo spettacolo, il Ballet Junior de Genève ha saputo catturare l’attenzione di un pubblico entusiasta. La prima opera, “Cathedral“, combina una coreografia meticolosa e affascinante con la musica contemplativa di Arvo Pärt. Qui, ogni movimento si presenta come un perfetto esempio di matematica e geometria, dando vita a un’iperrealità che sfida le leggi fisiche contemporanee. I danzatori hanno dato vita a un processo quasi rituale che risuona con l’idea di un’esistenza sopraffatta dalla grandezza dell’universo.
Parallelamente, “Turning_motion sickness remix” esplora la ripetizione e la resistenza, elementi centrali nel lavoro di Sciarroni, il quale ha conseguito un Leone d’oro alla carriera nel 2019 per il suo contributo alla danza contemporanea. L’artista indaga le azioni legate al “turning”, non solo nel senso di rotazione, ma anche come simbolo di evoluzione e rinnovamento, facendo riferimento ai fenomeni migratori di alcune specie animali. Il tutto si traduce in una danza che ha il potere di trasmettere un’esperienza visiva e emotiva profondamente coinvolgente.
Danza tra il sacro e il profano
La coreografia di Morau è un viaggio interno e collettivo. “Cathedral” racconta la fragilità dell’essere umano di fronte all’immensità dell’esistenza. Attraverso un linguaggio coreografico poetico, la danza esprime “il smarrimento di un’umanità in cerca di un significato nei piccoli gesti quotidiani”. Il movimento dei danzatori appare al contempo volontario e involontario, come se stessero danzando con il cuore e la mente, immergendosi in un’esperienza quasi mistica. Ogni figura danzata sembra raccontare una storia di introspezione, dove il pubblico è invitato a riflettere sulla propria esistenza.
Così come i dervisci rotanti che nella loro danza richiamano una dimensione di trascendenza, i giovani danzatori esplorano la ricerca di un’identità personale attraverso la ripetizione. La loro interpretazione profondamente emotiva, creata da elementi contrapposti come il caos e l’ordinarietà, rielabora l’idea di movimento come metafora di vita. Questo approccio diverge dalla concezione tradizionale della danza, mostrando il potere dell’arte come ponte tra il mondo interiore e quello esteriore.
Un messaggio universale di cambiamento
In questo spettacolo, gli artisti, attraverso le loro interpretazioni, infondono nelle parole del “turning” un forte messaggio di trasformazione. Rappresentano un “io” in continuo divenire, immerso in un processo di ricerca e scoperta personale. Similmente, la danza rappresenta la ciclicità della vita, un invito a considerare la relazione tra l’individuo e l’universo, creando un legame tra le esperienze individuali e quelle collettive.
Il Ballet Junior de Genève, con la sua esecuzione eccezionale, ha tracciato un percorso che non solo ignora le barriere del movimento ma va anche oltre, elevando ogni performance a una sorta di rito collettivo. “Ogni gesto, ogni rotazione, parla di evoluzione e trasformazione”, facendo risuonare nell’anima di ogni spettatore un ricordo delle proprie esperienze. La bellezza di queste opere risiede nella loro capacità di toccare le corde più profonde dell’esistenza umana, lasciando un’impronta indelebile nel cuore di chi ha avuto l’opportunità di assistervi.