Cooperazione internazionale per la riabilitazione: un passo avanti
Un nuovo protocollo d’intesa è stato recentemente firmato tra l’IRCCS San Raffaele di Roma e la Shanghai University of Traditional Chinese Medicine. Questo accordo promuove la cooperazione nella ricerca nel campo della riabilitazione motoria e cognitiva, puntando a diversi aspetti innovativi come la stimolazione transcranica non invasiva, la diagnosi precoce della demenza e il trattamento di deficit derivanti da lesioni cerebrali, tanto acute quanto croniche. L’incontro tra i due enti si è tenuto davanti a una delegazione di esperti cinesi, dando avvio a un’importante sinergia nell’ambito della medicina.
L’accordo è stato ufficializzato da Massimo Fini, il Direttore Scientifico dell’IRCCS San Raffaele, insieme a Jian-Guang Xu, Direttore della Facoltà di Medicina Tradizionale Cinese della Shanghai University. Questo incontro ha rappresentato un momento di grande valore non solo per le due istituzioni, ma anche per il futuro dei pazienti che soffrono di deficit motori o cognitivi. La visita ha avuto luogo nei centri di ricerca e assistenza clinica di San Raffaele, in due diverse sedi, Val Cannuta e via della Pisana.
Massimo Fini ha sottolineato l’importanza di questa collaborazione, definendo il gruppo cinese come il più prestigioso nel campo della Medicina Fisica e Riabilitativa nella Repubblica Popolare Cinese. L’entità e la rete assistenziale di questa istituzione si estende su diverse città del Paese, con un totale che supera i 10.000 posti letto tra ospedali presenti a Shanghai, Wu-xi, Jiang e Wuhan. Ciò rende l’accordo ancor più significativo, poiché una simile alleanza offre l’opportunità di condividere conoscenze e ricerche tra esperti di due importanti tradizioni mediche.
Il protocollo prevede uno scambio regolare di informazioni ed expertise, così da favorire progetti di ricerca congiunti e iniziative formative. Paolo Maria Rossini, a capo del Dipartimento Neuroscienze e Neuroriabilitazione di San Raffaele, ha specificato che le attività non si limiteranno solo alla ricerca, ma comprenderanno anche la formazione di giovani ricercatori, workshop e seminari per promuovere la conoscenza in questo campo.
L’obiettivo finale del progetto è quello di contrastare i deficit funzionali a lungo termine che possono derivare da malattie e lesioni cerebrali. Tra queste, l’ictus, che dal 2015 è stato identificato come la principale causa di morte e disabilità in Cina. In base a un rapporto del China Stroke High-risk Population Screening and Intervention Program, i numeri parlano chiaro: nel 2020, ben 17,8 milioni di adulti hanno subito un ictus, con 3,4 milioni che hanno avuto il loro primo episodio e 2,3 milioni che ne sono deceduti.
Da parte cinese, Jian-Guang Xu ha messo in evidenza come questa cooperazione possa rappresentare una risposta efficace per i crescenti problemi sanitari legati a ictus e dassiambo. L’integrazione delle competenze della medicina tradizionale cinese con le tecnologie moderne di riabilitazione offre nuove prospettive per la cura e la gestione dei pazienti. Non solo si tratta di sviluppare trattamenti più efficaci, ma anche di formare una nuova generazione di professionisti in grado di navigare tra diverse pratiche e approcci.
Questo protocollo non è solo un’alleanza tra istituzioni, ma un’opportunità per avvicinare uomini e donne provenienti da culture diverse, unite da un obiettivo comune: migliorare la vita delle persone affette da malattie neurodegenerative e lesioni cerebrali. La speranza è che, attraverso la scienza e la ricerca, si possa dare voce a chi oggi fatica a trovare il proprio cammino nel complesso mondo della riabilitazione.