Il ruolo dell’insegnante nel bullismo: quando il carnefice è l’adulto

La questione del bullismo scolastico è un tema caldo, ma può sorprendere scoprire che in alcuni casi i bulli non sono solo coetanei, ma possono nascondersi anche tra le mura delle aule come figure autorevoli. Sempre più frequentemente emergono denunce di comportamenti inadeguati da parte di insegnanti verso gli studenti, causando danni psicologici profondi. Questo problema, spesso poco visibile, solleva interrogativi su come riconoscerlo e affrontarlo.

La violenza psicologica nella scuola

L’educazione dovrebbe essere un processo di crescita e sostegno, ma ci sono casi in cui il contesto scolastico diventa un terreno di sofferenza a causa di maltrattamenti psicologici da parte di insegnanti. Tali comportamenti possono manifestarsi in molte forme, come derisione, umiliazione e assegnazione di voti ingiustamente bassi. Per gli studenti più sensibili e vulnerabili, che potrebbero già avere difficoltà a integrarsi, tutto questo si traduce in un attacco alla loro autostima, portandoli a sentirsi inadeguati e soli.

Le sofferenze inflitte non sempre sono immediatamente riconoscibili, tanto che genitori e dirigenti scolastici possono restare all’oscuro di quanto accade. Spesso, le situazioni di bullismo psicologico rimangono celate sotto la superficie. I genitori si trovano quindi in difficoltà, privati di chiari riferimenti per ancorare le loro denunce. È fondamentale instaurare canali di comunicazione efficaci e sensibilizzare tutte le parti coinvolte affinché tali comportamenti possano essere scovati e affrontati tempestivamente.

L’indifferenza e la complicità dell’ambiente scolastico

Non è raro che, quando un genitore avvisa la direzione scolastica o un altro insegnante riguardo a comportamenti scorretti, la risposta sia di incredulità o mancanza di reazione. Alcuni educatori potrebbero difendere il collega accusato, chiudendo gli occhi e relegando la vittima nel ruolo di bugiarda. Questa indifferenza non fa altro che perpetuare un ciclo di violenza e isolamento, riducendo la possibilità che la situazione venga risolta.

L’incapacità di stabilire una rete di supporto e intervento crea un’atmosfera tossica, soprattutto per quegli studenti che già lottano per trovare il proprio posto nella comunità scolastica. Quando il bullo è l’insegnante, il messaggio che viene dato è devastante: è l’autorità a legittimare l’atteggiamento del carnefice. Questo porta gli studenti a replicare il comportamento, contribuendo a una cultura di oppressione piuttosto che di crescita.

Riconoscere la vulnerabilità degli studenti

Per contrastare questo fenomeno, è cruciale che gli adulti, in particolare gli insegnanti, rivestano un ruolo di modelli positivi. Invece, la realtà di molti studenti è quella di periodiche umiliazioni ancorate nelle memorie. Frasi denigratorie mascherate da battute, voti depotenziati senza alcun chiarimento e sguardi di disapprovazione pubblicamente riservati a chi non si conforma agli standard richiesti, portano gli studenti a chiudersi e a sentirsi sempre più inadeguati.

La missione della scuola è quella di guidare gli studenti verso uno sviluppo equilibrato, non di minarli. Le pratiche educative dovrebbero mirare a costruire un senso di autostima, non a spegnerlo. L’atteggiamento verticistico e punitivo di alcuni educatori non solo distorce il processo educativo, ma contribuisce a una realtà in cui i ragazzi più deboli possono trovare nel sistema scolastico un luogo ostile e discriminante, piuttosto che un luogo di crescita e apprendimento.

In sintesi, la responsabilità di prevenire e affrontare il bullismo nelle scuole ricade su tutti, dagli insegnanti ai dirigenti, fino ai genitori. Solo con un’azione consapevole e collettiva sarà possibile il cambiamento. Le scuole dovrebbero diventare spazi di ascolto e accoglienza, dove ogni alunno si senta libero di esprimere le proprie paure e preoccupazioni, cosi da garantire un ambiente sano e stimolante per tutti.

Published by
Davide Gualtieri