L’INPS ha ufficialmente approvato un incremento dell’assegno mensile per i pensionati, introducendo nuovi importi.
Questo cambiamento si inserisce in un contesto di rivalutazione delle pensioni che mira a rispondere alle esigenze economiche dei cittadini, in un periodo in cui l’inflazione ha inciso sul potere d’acquisto delle famiglie italiane. La misura è il risultato di un decreto interministeriale firmato il 15 novembre 2024 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e dal Ministero del Lavoro, già pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
La “perequazione” delle pensioni rappresenta un meccanismo fondamentale per garantire che le pensioni siano adeguate all’andamento del costo della vita. L’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica, gioca un ruolo cruciale in questo processo, poiché fornisce i dati relativi all’inflazione che vengono utilizzati per calcolare la rivalutazione. Nel 2024, nonostante l’inflazione sia stata contenuta, si è comunque registrato un aumento dei prezzi che ha impattato sul potere d’acquisto, rendendo necessaria questa rivalutazione.
Nuovi importi per gli assegni pensionistici
Secondo quanto stabilito dal decreto, dal 1 gennaio 2025 gli assegni pensionistici subiranno una rivalutazione provvisoria del 0,8%, mentre il conguaglio definitivo sarà effettuato il 1 gennaio 2026, in base all’indice definitivo che verrà comunicato dall’ISTAT. Questa rivalutazione non sarà applicata in modo uniforme a tutte le pensioni, ma varierà a seconda delle diverse fasce di reddito.
In base al disegno di legge sul Bilancio 2025 attualmente in discussione in Parlamento, si prevede un ritorno ai criteri di rivalutazione stabiliti dalla Legge n. 160 del 2019. Negli ultimi anni, tali criteri erano stati modificati, con un alleggerimento degli effetti per le pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo, creando disparità nel trattamento economico dei pensionati. Tuttavia, il nuovo disegno di legge prevede anche una rivalutazione aggiuntiva e straordinaria per le pensioni minime, che attualmente ammontano a 598,61 euro: per il 2025 è prevista una rivalutazione del 2,2%, mentre per il 2026 si prevede un ulteriore aumento dell’1,3%.
Le pensioni che rientrano sotto le quattro volte il trattamento minimo, ovvero fino a 2.394,44 euro lordi mensili, beneficeranno di una rivalutazione totale del 100%, quindi pari allo 0,8%. Per le pensioni comprese tra quattro e cinque volte il trattamento minimo, l’aumento sarà del 90%, e quindi dello 0,72%. Infine, per le pensioni superiori a cinque volte il trattamento minimo, la rivalutazione sarà del 75%, corrispondente a uno 0,6%.
In termini pratici, a partire da gennaio, ci si aspetta che i pensionati vedranno i seguenti aumenti: le pensioni minime, attualmente fissate a 614,77 euro a seguito della rivalutazione straordinaria del 2024, saliranno a 617,89 euro per il 2025, sempre che non ci siano ulteriori aggiustamenti da parte del legislatore. Per quanto riguarda le pensioni superiori al minimo, gli incrementi saranno significativi: per chi percepisce fino a 1.000 euro lordi mensili, l’aumento annuale sarà di circa 104 euro (8 euro al mese); per chi riceve 2.000 euro, l’incremento sarà di 208 euro annui (16 euro mensili); per le pensioni di 2.500 euro, si prevede un aumento di 258,9 euro all’anno (circa 19,95 euro al mese). Chiaramente, per importi superiori, gli aumenti saranno ancora più consistenti.
Per l’anno 2024, il decreto interministeriale ha fissato l’indice definitivo di variazione al 5,4%, confermando l’importo già riconosciuto a gennaio 2024 in via provvisoria. Ciò implica che non ci sarà alcun conguaglio sulla perequazione per l’anno corrente, e pertanto non ci saranno arretrati da corrispondere ai pensionati.
In questo contesto di riforme e aggiustamenti, è fondamentale che i pensionati e le organizzazioni sindacali rimangano vigili e attivi nel monitorare l’implementazione di queste misure e nel sostenere ulteriori miglioramenti per garantire un adeguato tenore di vita a tutti coloro che hanno dedicato una vita al lavoro. La lotta per un giusto riconoscimento delle pensioni continua a essere una priorità, soprattutto in un periodo di incertezze economiche e sociali.