La necropoli etrusca di Belora, nella provincia di Pisa, si appresta a riservare al pubblico una sorpresa unica. L’8 marzo verrà finalmente svelata per la prima volta la corona aurea, un capolavoro dell’epoca ellenistica, che è stata recentemente ricomposta e sarà esposta al C’Era-Centro Espositivo Riparbella Antica. Questo nuovo museo ospiterà una selezione di circa 50 reperti, offrendo una straordinaria opportunità per esplorare la storia e la cultura etrusca.
Un ritrovamento accidentale e la sua importanza
La corona aurea, pezzo di grande valore storico, non è stata scoperta in uno scavo tradizionale, poiché la zona archeologica è conosciuta da secoli. Risalente agli anni ’80, il suo rinvenimento è avvenuto fortuitamente a Belora, un’antica città etrusca situata lungo il fiume Cecina, un’importante via di comunicazione nel passato. Ilaria Benetti, della Soprintendenza Archeologia di Pisa e Livorno, racconta che il rinvenimento consisteva in un “panetto di terra con scagliette e lamine d’oro”, suggerendo che diverse corone potrebbero essere state coinvolte. Gli archeologi, colti da un immediato riconoscimento della sua valenza, hanno avviato un lavoro di assemblaggio che ha portato alla creazione della corona così come la vedremo esposta.
Questo assemblaggio ha richiesto un’accurata attenzione ai dettagli: le foglie di alloro e olivo sono state riposizionate con precisione, mentre al centro della corona spicca una rosetta dai petali ben definiti. Le placchette lavorate a sbalzo che ornano la parte laterale della corona rappresentano temi legati alla morte, suggerendo la ricchezza simbolica e culturale insita in questo reperto. Fino ad oggi, prima di questa operazione, i materiali erano conservati dal Comune, ma non avevano mai assunto l’aspetto attuale.
Un museo che racconta la storia di Belora
Il nuovo C’Era a Riparbella non si limita a ospitare la corona: il museo avrà il compito di narrare la storia di Belora e delle sue campagne di scavi archeologici, che nel corso dei secoli hanno visto impegnati rinomati archeologi. I reperti ritrovati nella necropoli sono testimonianze della civiltà etrusca e della sua ricchezza.
Ilaria Benetti mette in evidenza come alcuni ritrovamenti risalgano all’Ottocento, molti dei quali sono stati dispersi in vari musei europei. Persino la collezione Chiellini di Livorno vanta alcuni di questi oggetti. Solo nel 1986 sono cominciati scavi moderni che hanno rivelato un intero abitato, portando alla luce tomba e corredi. Tra questi, un corredo femminile che dimostra la posizione sociale elevata di Belora.
I reperti saranno esposti in modalità rotante, permettendo ai visitatori di scoprire una panoramica completa della vita quotidiana degli antichi abitanti. Il museo presenterà oggetti provenienti dai diversi livelli di insediamento a Belora, tra cui corredi e utensili quotidiani, come lucerne e balsamari. Tra i pezzi più interessanti, un balsamario in cristallo di rocca di produzione alessandrina.
Un futuro in evoluzione per il polo museale
L’intento della Soprintendenza è di creare un polo museale che non solo conservi il passato, ma che sia in continua evoluzione. In questa fase iniziale, il pubblico avrà accesso a reperti significativi che permettono di comprendere meglio la società etrusca. L’approccio dinamico del museo garantisce che, a ogni nuova esposizione, la storia di Belora e delle sue genti sarà raccontata ancora una volta, regalando scoperte sempre nuove ai visitatori.
Con il C’Era, Riparbella si prepara a diventare un punto di riferimento per la cultura etrusca nella regione, invitando chiunque voglia tuffarsi nel mistero e nella bellezza di una delle civiltà più affascinanti della storia. La corona aurea e i reperti che la accompagneranno non sono solo oggetti del passato, ma pezzi di una storia che continua a vivere e a svelarsi attraverso le generazioni.