La storica sede della Rai in Viale Mazzini sta per affrontare un’importante trasformazione con la chiusura che si prospetta nel prossimo febbraio. Questo palazzo, una vera e propria icona della televisione pubblica italiana, ha visto nei suoi sessant’anni di vita innumerevoli eventi significativi, tra cui trattative politiche e professionali. Ora si prepara a un nuovo capitolo. Con l’avvio delle operazioni di ristrutturazione e bonifica dall’amianto, il futuro degli spazi di Viale Mazzini assume una nuova dimensione, sollevando interrogativi e preoccupazioni tra i dipendenti e i commercianti della zona.
La chiusura e il trasloco
Mentre gli scatoloni si riempiono di documenti e ricordi, i dipendenti della Rai si preparano a lasciare un ambiente che è stato il fulcro della loro carriera. Più che semplici oggetti, si tratta di storie e esperienze che si intrecciano tra corridoi che hanno visto passare molti volti noti e meno noti. Dopo un ultimo pranzo nella storica mensa al piano ottavo, i lavoratori faranno rotta verso altre sedi. Per cinque anni, la struttura resterà chiusa, dando avvio a importanti lavori, ma il timore di un collasso economico per i bar e i ristoranti del quartiere è palpabile, in particolare per il Bar Vanni, storico punto di ritrovo di chi lavora nei pressi.
I lavori di ristrutturazione e bonifica
L’intervento di ristrutturazione non è stato certo deciso a casaccio. La presenza di amianto e la crescente necessità di modernizzazione hanno reso questa scelta inevitabile. I lavori, tanto attesi, partiranno dopo il trasloco e comporteranno una completa ristrutturazione degli interni. La struttura in acciaio dell’edificio, che risale agli anni ’60, resterà in piedi, mantenendo quel valore architettonico che la contraddistingue.
La decisione di ristrutturare giunge dopo un episodio di allagamento che ha superato le soglie di allerta, sottolineando l’urgenza dell’intervento. L’operazione di nuovo è molto ambiziosa, visto che gli impianti interni non sono stati mai toccati, rendendo i lavori decisamente complessi.
La storia del Palazzo Rai
La costruzione del palazzo di Viale Mazzini rappresenta un momento cruciale per la storia della Rai e della televisione italiana. Progettato dall’architetto Francesco Berarducci, allievo del noto Pier Luigi Nervi, l’edificio è stato inaugurato in un contesto urbano storico come Prati, segnando un’evoluzione rispetto alle strutture precedenti. La sua architettura, caratterizzata da grandi vetrate riflettenti, ha non solo reso gli spazi interni luminosi, ma ha anche creato un collegamento visivo direttamente con l’esterno, permettendo così una sorta di “trasparenza” che, con il passare degli anni, è diventata parte della sua leggenda.
La versatilità degli spazi ha permesso un’organizzazione flessibile degli uffici, come visibile nel film ‘La terrazza’ di Ettore Scola, dove i cambiamenti della stanza riflettono le fortune professionali del protagonista. Questa caratteristica di mutabilità ha fatto parte integrante della cultura interna della Rai, proprio nelle fasi di cambiamento della governance.
Un futuro per i lavoratori e la Rai
Nell’immediato futuro, i dipendenti della Rai si dirigeranno verso altre sedi mentre Viale Mazzini viene svuotato e sottoposto a ristrutturazione. Si prevede che il lavoro a distanza diventi la regola, soprattutto per i 1300 dipendenti che, al momento, non troveranno un posto fisso nelle nuove sedi. È stata creata una task force per garantire il passaggio dei mobili e per gestire il trasferimento degli uffici, in un periodo di transizione che potrebbe sembrare incerto.
La Rai non abbandona Viale Mazzini definitivamente; la visione di un ritorno tra qualche anno per riprendere le redini della storica sede è chiaramente comunicata dai suoi vertici, come sottolineato recentemente nel consiglio di amministrazione. Con il restauro che si preannuncia lungo e articolato, il sogno è quello di tornare a una sede che racconta la storia di un’azienda attivamente impegnata nel rinnovamento e nella continuità del servizio pubblico.