Presentati i risultati di ricerche affascinanti condotte sulla Villa dei Mosaici a Negrar di Valpolicella
L’incontro di studi, tenutosi lunedì 16 dicembre, ha portato alla luce dettagli sorprendenti su questo importante sito storico, grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Culture e Civiltà dell’Università di Verona e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Questo progetto, intrapreso in base a una convenzione stipulata tra i due enti nel novembre 2023, ha dato vita a una rassegna di dati e risultati che promettono di arricchire la nostra comprensione della Valpolicella romana.
La Villa dei Mosaici non è un semplice sito archeologico, sboccia come un giardino di storia e cultura da scoprire. La sua posizione è stata scelta con cura, intricatamente inserita nel panorama collinare della Valpolicella. Questo luogo è il risultato di ricerche meticolose che hanno investito oltre 3500 metri quadrati di terreno. A dirigere gli scavi, che si sono svolti tra il 2020 e il 2022, è stato Gianni de Zuccato, figura di spicco della Soprintendenza. L’analisi dei reperti e delle strutture ha rivelato tracce di vita risalenti dal IV all’VIII secolo d.C., integrando metodi tradizionali e innovativi.
Grazie a un approccio interdisciplinare, le ricerche si sono avvalse di tecniche variate, dalle ausiliari analisi geomorfologiche alle più recenti indagini isotopiche. Docenti di diverse università italiane hanno partecipato, unendo le forze per creare un mosaico di sapere e abilità, con il supporto di studenti e professionisti. Qui, gli scienziati hanno collaborato per analizzare non solo le strutture architettoniche, ma anche resti di ceramiche, metalli e persino monete. Tale lavoro di laboratorio ha dimostrato l’ampiezza e la complessità della vita all’interno della villa, rendendola un luogo di grande valore storico e culturale.
La vita quotidiana e l’economia della villa
Un aspetto che emerge con prepotenza è la ricchezza della vita economica e sociale di questo sito. Durante la giornata di studi, è stato evidenziato lo sviluppo di un settore produttivo molto florido accanto a quello residenziale. Le indagini archeobotaniche hanno rivelato che la villa non era solo un luogo di riposo, ma anche un vivace centro di produzione agricola. Cereali e legumi venivano coltivati, mentre la scoperta di vinaccioli e legno di vite ha fornito indizi chiari sulla produzione vinicola, fondamentale per il proprietario dell’epoca.
Non è un caso che le analisi biomolecolari abbiano rilevato tracce di vino e mosto nelle aree dedicate alla produzione. Una testimonianza tangibile di come la villa fosse un epicentro per la vinificazione. Le fonti antiche del VI secolo parlano di un vino altamente pregievole, a conferma delle tradizioni vinicole radicate nella cultura locale. Analisi genetiche in corso si propongono di svelare i vitigni utilizzati, mentre gli archeologi continuano la loro esplorazione, desiderosi di svelare ancora di più questo enigma del passato.
Una continuità di vita sorprendente
Un altro tema rilevante emerso dai lavori di ricerca è la lunga vita del complesso. La Valpolicella ha rivelato insediamenti costanti anche durante l’età altomedievale, svelando una continuità culturale notevole. Un particolare rilievo è stato dato al periodo longobardo, in cui la villa tardoantica venne parzialmente rioccupata. Nuove strutture vennero create, mescolando materiali come pietra e legno, per dare vita a edifici che raccontano storie di vita quotidiana e di riti funebri.
Tre distinte aree funerarie sono state identificate, dove riposano soggetti accompagnati da corredi ricchi di segni della cultura longobarda. Questo aspetto offre uno spaccato affascinante, non solo della vita quotidiana, ma anche delle credenze e delle pratiche funerarie della popolazione dell’epoca. La villa, dunque, non è solo un luogo di villeggiatura, ma ci racconta di un’intera comunità, vibrante e attiva, che si è adattata ed evoluta nel corso dei secoli.
Un progetto che guarda al futuro
Il progetto riguardante la Villa dei Mosaici di Negrar esemplifica una sinergia fruttuosa tra enti territoriali e università, portando a una comprensione più profonda di questo sito archeologico. Con restauri e iniziative di valorizzazione già in fase di avvio, questa villa ha tutte le potenzialità per diventare uno dei centri archeologici più rilevanti del Veronese, se non di tutto il Veneto. Le scoperte sono solo l’inizio e la comunità accademica rimane sintonizzata, pronta a continuare questo affascinante viaggio nella storia. Ogni dettaglio, ogni frammento ricomposto, non fa altro che arricchire la narrazione di un passato che ci appartiene.