L’Appennino centrale sta vivendo un’importante fase di rinnovamento grazie a “Next Appennino”, una strategia che coniuga tradizione e innovazione. Guido Castelli, Commissario straordinario per la ricostruzione post-sisma del 2016, ha presentato il suo libro “Mediae Terrae” alla Fiera nazionale della piccola e media Editoria ‘Più libri, più liberi’ a Roma. Il volume è una testimonianza diretta dell’esperienza accumulata sul campo, che mette in luce le sfide e le opportunità per i territori colpiti dal terremoto.
Guido Castelli, durante la presentazione del suo libro, ha raccontato in dettaglio l’impatto devastante delle scosse telluriche che hanno colpito l’Appennino centrale tra il 2016 e il 2017. Con oltre 50 mila movimenti sismici registrati, il territorio coinvolto supera di estensione l’Olanda. Una tragedia che ha portato a incertezze e polemiche, tanto che Castelli ha sottolineato: “Tante le false partenze, tante le polemiche iniziali.” Ma la determinazione e l’impegno hanno fatto sì che si verificasse un cambio di marcia nella ricostruzione, essenziale non solo per riportare le case in piedi, ma anche per risollevare la vitalità economica e sociale di un’area che ha tanto da offrire.
“Ricostruire le case non ha senso senza curare la vitalità economica e sociale di territori meravigliosi.” Questa affermazione evidenzia come la rinascita delle comunità locali debba procedere di pari passo con la ricostruzione fisica delle infrastrutture. Territori come Fabriano, Spoleto, Rieti, L’Aquila, Ascoli Piceno e Camerino, che racchiudono una parte fondamentale dell’identità italiana e europea, rappresentano una sfida, ma anche una grande opportunità. Ogni passo verso il recupero di questi luoghi è un passo verso la conservazione delle tradizioni, ma anche un invito a proiettarsi nel futuro.
Castelli ha affermato con forza che per salvare l’Appennino è fondamentale abbracciare le grandi transizioni ambientali, digitali e tecnologiche. Innovare non significa abbandonare il passato, al contrario, significa integrare le innovazioni con la bellezza e le tradizioni di questi territori. “L’innovazione può essere un aiuto per chi soffre l’isolamento geografico,” ha evidenziato il commissario. L’attivazione di percorsi di connettività e digitalizzazione sono passi concreti verso una vita competitiva e di qualità per i residenti.
“Si può competere vivendo proprio in quel quadrante territoriale,” ha continuato Castelli. Lo sviluppo delle infrastrutture digitali permetterà non solo di facilitare la vita quotidiana delle persone, ma anche di rendere queste aree più attrattive per nuovi abitanti e investimenti. Una sfida difficile, senza dubbio, ma necessaria per un futuro sostenibile e prospettico che possa rinvigorire questi territori storici.
La visione di Castelli per l’Appennino è chiara: un equilibrio tra il rispetto delle tradizioni e l’apertura verso il futuro fuori dalle vecchie logiche. La combinazione di modernizzazione e preservazione del patrimonio culturale è fondamentale. Negli ultimi anni, si è vinta una battaglia significativa, ma la lotta per il recupero è lungi dall’essere finita. “Sappiamo che dobbiamo mantenere le nostre tradizioni pure intonse,” ha affermato, eppure, senza dimenticare che l’Appennino deve anche fare un “salto di contemporaneità”.
Quali saranno le conseguenze di queste strategie? L’Appennino potrebbe emergere come un modello di rilancio per altre regioni colpite da crisi economiche e sociali. Allo stesso modo, i passi intrapresi in questa direzione sono osservati attentamente a livello nazionale e non solo. L’importanza della cultura locale, delle leggi di sostenibilità e l’integrazione delle nuove tecnologie, sono imperativi per creare un equilibrio interessante. La ricostruzione, insomma, non è solamente un’opera di mattoni, ma anche di cultura, connessioni e nuove opportunità.