Il documentario “Mauro Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo” verrà trasmesso su Sky Documentaries a partire dal 26 febbraio alle 21.15. Roberto Saviano, il regista, offre una prospettiva unica sulla vita di un uomo che ha dedicato la sua esistenza alla ricerca della verità e alla lotta contro le ingiustizie. In questa docuserie in due parti, il pubblico avrà l’opportunità di esplorare un percorso di oltre trent’anni dell’italiano Mauro Rostagno, un attivista, giornalista e figura centrale nella storia contemporanea del Paese.
Mauro Rostagno nasce nel 1945 e, nel corso della sua vita, diventa simbolo di un’epoca ricca di fermento e cambiamenti sociali. Il suo attivismo inizia negli anni ’60, durante il periodo delle lotte giovanili e degli ideali di ribellione. È uno dei membri fondatori di Lotta Continua, un movimento politico che promuoveva il radicalismo e il cambiamento sociale. In questo contesto, Rostagno sviluppa un forte senso di giustizia e una passione per l’impegno sociale, elementi che caratterizzeranno tutta la sua vita.
Uno dei momenti di massima espressione della sua attività politica è la fondazione del centro sociale Macondo a Milano. Questo luogo diventa un punto di riferimento per l’attivismo politico e l’espressione creativa, dove le nuove generazioni possono confrontarsi e sviluppare idee innovative. Nonostante il suo legame con il movimento, Rostagno sente il bisogno di approfondire altre esperienze, come l’incontro con Osho e la spiritualità orientale. Questo lo conduce a creare un ashram in Sicilia, dedicato alla riabilitazione dei tossicodipendenti, forma di attivismo che combina spiritualità e assistenza sociale.
Oltre all’impegno politico, Mauro Rostagno si distingue nel campo del giornalismo. Si unisce a Rtc, una piccola emittente locale, dove utilizza il suo talento per denunciare pubblicamente le collusioni tra mafia e politica. Le sue inchieste mettono in luce le ombre che aleggiano su diverse realtà locali, affrontando a viso aperto poteri forti e interessi consolidati. Questo atteggiamento da “cacciatore di verità” gli procura molti nemici, e la sua figura diventa sempre più scomoda nel panorama mediatico italiano.
L’omicidio di Mauro Rostagno, avvenuto il 26 settembre 1988, segna una svolta drammatica nella sua storia. La sua morte non è semplicemente un crimine, ma un chiaro messaggio per chiunque osi sfidare le regole imposte dalla mafia. Gli anni successivi al suo omicidio si rivelano un labirinto di depistaggi e difficoltà investigative. Le indagini non riescono a trovare una direzione chiara, con molte piste che portano a vicende di potere, incapacità e desiderio di insabbiamento.
Il percorso per giungere alla verità riguardo all’omicidio di Mauro Rostagno è lungo e tortuoso. Dopo anni di ricerche, emergono finalmente le responsabilità, e si accerta che la mafia ha ordinato il suo omicidio in risposta alle sue inchieste. La figura di Rostagno non è solo quella di un attivista, ma diventa simbolo di un’intera generazione e di un’epoca in cui l’idealismo e il coraggio vengono messi a dura prova da forze oscure.
La docuserie di Roberto Saviano e Stefano Piedimonte racconta quindi una storia di lotta e resistenza, evidenziando il desiderio di Mauro di curare il mondo e se stesso, attraverso una visione di vita che ha ispirato molti anche dopo la sua morte. Questo racconto rappresenta non solo un tributo alla sua memoria, ma una chiamata all’azione per continuare quel lavoro di giustizia sociale e verità che Rostagno ha intrapreso con passione.
Nel panorama odierno, la figura di Mauro Rostagno continua a vivere, non solo per il suo passato, ma anche per l’eredità di impegno e cambiamento che ha lasciato a chi crede che sia possibile un domani migliore. Un documentario che invita a riflettere, a non dimenticare e a continuare a lottare per la giustizia.