Medicina: neuroscienziato Rizzolatti rivela come i neuroni specchio accelerano il recupero

L’evento per celebrare i trent’anni della presenza di Lundbeck in Italia ha messo in luce dettagli affascinanti sul mondo delle neuroscienze. Sotto i riflettori c’è stato Giacomo Rizzolatti, un nome noto nel campo della neurofisiologia, che ha condiviso scoperte straordinarie riguardo i neuroni specchio e il loro impatto sulla riabilitazione dei pazienti. Questo tema offre spunti incredibili non solo per chi è direttamente coinvolto nella ricerca, ma anche per chi, in qualche modo, affronta le sfide di malattie neurologiche. Scopriamo insieme cosa hanno rivelato le sue parole durante l’incontro di Roma.

Cosa sono i neuroni specchio e come funzionano

I neuroni specchio, noti anche con il termine inglese mirror neuron, hanno rivoluzionato la comprensione di come apprendiamo e interagiamo con gli altri. Questi neuroni si attivano sia quando compiamo un’azione, sia quando osserviamo qualcun altro compiere la stessa. Rizzolatti, che ha contribuito in modo significativo a questa scoperta, spiega che questi neuroni non servono solo per imitare le azioni, ma sono essenziali per la comprensione. Infatti, ci permettono di immedesimarci nell’altro, quasi “sentendo” ciò che l’altro esperimenta.

Questa comprensione ha ripercussioni importanti, soprattutto in ambito riabilitativo. All’Ospedale Humanitas, dove si adotta un approccio innovativo in terapia, i pazienti vengono mostrati come camminare. Questo non è solo un insegnamento pratico: è un modo di sfruttare il potere dei neuroni specchio per accelerare il processo di recupero. Quando i pazienti vedono qualcuno che cammina in modo corretto, i loro neuroni specchio si attivano, creando forse una connessione emotiva, non solo fisica, tra l’osservazione e l’azione da compiere.

Le neuroscienze e il contributo di Giuseppe Moruzzi

Il campo delle neuroscienze è vastissimo e, come osserva Rizzolatti, è stato fortemente influenzato da pionieri del calibro di Giuseppe Moruzzi, considerato una figura chiave nella storia della neurofisiologia in Italia. Moruzzi ha pionierato gli studi sui gruppi di neuroni e ha gettato le basi per esplorazioni più dettagliate sul singolo neurone. Negli anni ’60, i ricercatori come Moruzzi hanno iniziato a mettere a fuoco le aree premotorie del cervello, svelando un linguaggio intrinseco composto da atti motori, che risiedono dentro di noi in attesa di essere attivati.

Questo vocabolario di atti motori è cruciale. Rizzolatti sottolinea che, attraverso anni di ricerca, sono emerse scoperte sorprendenti riguardo a come il nostro cervello codifica e organizza il movimento. L’idea che ci sia un “linguaggio” motorio nel nostro cervello è di fondamentale importanza per migliorare le terapie di riabilitazione. La comprensione di questo meccanismo, combinata con le potenzialità offerte dai neuroni specchio, apre la strada a tecniche terapeutiche rivoluzionarie, particolarmente per i pazienti affetti da malattie come il Parkinson e la sclerosi multipla.

L’impatto delle scoperte nella riabilitazione delle malattie neurologiche

Le scoperte sugli effetti dei neuroni specchio pongono interrogativi intriganti sull’approccio terapeutico ai disturbi neurologici. Rizzolatti, nel suo intervento, ha evidenziato come il semplice atto di mostrare a un paziente il movimento corretto di una persona sana possa far migliorare le sue capacità di movimento. Questo è un punto di vista che prima non era tenuto in grande considerazione. L’idea che la riproposizione visiva di un’azione possa influenzare il recupero fisico ha aperto un mondo di possibilità nella riabilitazione.

Eppure, non si tratta solo di vedere e imitare: è la comprensione, attivata dai neuroni specchio, che rende il processo di riabilitazione profondo e significativo. I pazienti non solo “copiano” un movimento, ma iniziano a comprenderlo a un livello più profondo. Questa connessione aiuta a risvegliare risorse insospettate nel cervello, avviando processi di recupero che prima sembravano fisiologicamente impossibili. La scienza del movimento, quindi, può trasformarsi in un atto di empatia, un legame che supera la mera imitazione. Le neuroscienze sono davvero in grado di cambiare le nostre vite e i nuovi orizzonti che si aprono in questo campo promettono di rivoluzionare tantissimi aspetti della riabilitazione.

Un futuro luminoso si profila all’orizzonte per le neuroscienze.

Published by
Ludovica Rossi