L’ età per il conseguimento delle patenti di guida in Italia rappresenta un passo importante verso un sistema di mobilità più inclusivo.
Il panorama della mobilità stradale in Italia sta per subire una trasformazione significativa a partire dal 2025. Questo cambiamento è frutto dell’approvazione della riforma del Codice della Strada, fortemente voluta dal governo di Giorgia Meloni. La riforma non solo mira a garantire una maggiore sicurezza sulle strade, ma introduce anche modifiche importanti riguardo ai limiti di età per il conseguimento di diverse tipologie di patente.
La riforma si inserisce in un contesto più ampio di revisione della normativa stradale, che include un inasprimento delle sanzioni per comportamenti considerati pericolosi, come la guida in stato di ebbrezza o l’uso del cellulare durante la guida. Queste misure sono state concepite per affrontare problematiche che affliggono il nostro Paese, come il numero elevato di incidenti stradali e le conseguenze tragiche che ne derivano. Tuttavia, il cambiamento più rilevante, che avrà un impatto diretto su molti giovani e sulle aziende di trasporto, è senza dubbio l’adeguamento dei limiti di età per il conseguimento delle patenti D, DE, D1 e D1E.
Nuovi limiti di età per le patenti
Attualmente, per ottenere la patente D, necessaria per guidare autobus e veicoli per il trasporto di persone, è necessario avere almeno 21 anni. Questo requisito è stato considerato da molti come un ostacolo per i giovani che desiderano intraprendere una carriera nel settore del trasporto pubblico. Con la nuova legge, l’età minima scende a 18 anni, ma solo per i servizi di linea con percorrenza non superiore a 50 chilometri. Questo cambiamento rappresenta un’importante apertura verso le nuove generazioni, che potranno entrare nel mondo del lavoro più rapidamente e con meno vincoli.
Analogamente, per le categorie di patente D1 e D1E, che permettono di guidare veicoli di dimensioni più contenute per il trasporto di persone, la riforma prevede un abbassamento dell’età minima da 21 a 18 anni. Questo non solo favorisce l’occupazione giovanile, ma risponde anche a una necessità di rinnovamento del parco mezzi, visto che molte aziende di trasporto faticano a reperire conducenti. L’abbassamento dell’età minima per la patente D1 e D1E permetterà anche una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro, incentivando i giovani a intraprendere percorsi formativi specifici.
Un altro aspetto importante della riforma riguarda la patente D e DE, per la quale l’età minima per guidare veicoli senza passeggeri passa da 21 a 20 anni. Anche in questo caso, è necessaria la Carta di Qualificazione del Conducente (CQC), che garantisce che il giovane conducente abbia ricevuto la formazione adeguata per gestire veicoli di grandi dimensioni in modo sicuro.
Il governo ha giustificato queste modifiche come un modo per stimolare l’occupazione giovanile e per rispondere a un mercato del lavoro in continua evoluzione, in cui la domanda di autisti e conducenti qualificati è in aumento. In un momento storico in cui molti settori sono in cerca di personale, abbattere le barriere di accesso alla professione potrebbe rappresentare una soluzione efficace per ridurre il tasso di disoccupazione giovanile.
Tuttavia, questa riforma non è priva di polemiche. Critici sostengono che abbassare l’età per ottenere patenti di guida di categorie professionali possa comportare rischi per la sicurezza stradale, considerando che i giovani conducenti possono non avere l’esperienza necessaria per gestire veicoli di grandi dimensioni e situazioni di traffico complesse. Ci sono anche preoccupazioni riguardo alla formazione e alla preparazione che questi giovani conducenti riceveranno, per assicurarsi che siano in grado di affrontare responsabilmente la guida di mezzi pubblici.