Si trova propria in Italia una delle zone più inquinate d’Europa: qui l’aria spesso è davvero irrespirabile.
Ci sono dati che raccontano una realtà impossibile da ignorare – indici di una colpa comune e diffusa e classifiche che non vorremmo vedere – tutti messi silenziosamente e pericolosamente sotto il tappeto. Vivere in un ambiente inquinato non è solo una questione di numeri asettici, ma una sfida quotidiana per la salute, il benessere e il futuro delle persone. Quando un territorio guadagna il triste primato di essere il più inquinato d’Europa, sono diverse le domande che sorgono spontanee, le cui risposte spesso ci spaventano più dello smog.
Come siamo arrivati a questo punto e quali fattori hanno contribuito a questa situazione? Dove inizia la nostra colpa e quali sforzi possiamo fare per rimediare? Così l’Italia, uno dei luoghi più ricchi di storia e di bellezze naturali nel mondo, diventa anche il teatro di una crisi ambientale senza precedenti. Se da un lato, infatti, l’industrializzazione ha portato benessere e progresso in molte zone dello Stivale, dall’altro ha imposto un prezzo altissimo in termini ambientali e sanitari, tanto da arrivare a chiederci perché il diritto a respirare aria pulita ormai sia diventato quasi un lusso.
Stiamo parlando della Pianura Padana, un’area che si estende tra Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Friuli Venezia Giulia, tristemente nota per i suoi altissimi livelli di inquinamento atmosferico. Secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, questa zona registra concentrazioni di particolato sottile (PM10 e PM2,5) e ozono ben oltre i limiti di sicurezza. Dei livelli che stanno mettendo a rischio non solo la qualità dell’aria e quindi dell’ambiente in generale, ma anche la salute di milioni di persone.
Le cause di questa emergenza sono molteplici e si intrecciano con aspetti economici e geografici, figli di anni di sfruttamento e noncuranza per le norme e la natura. La Pianura Padana è una delle aree più industrializzate d’Europa, un motore economico importante per l’Italia, ma anche epicentro di continue e costanti emissioni nocive. I processi produttivi, i trasporti su gomma e l’agricoltura intensiva sono i primi colpevoli di questo inquinamento intensivo generano enormi e incontrollate quantità di sostanze pericolose.
Si tratta di inquinanti che, una volta dispersi nell’aria, si combinano in particelle tossiche come il PM2,5, dannosissimo per l’apparato respiratorio. A complicare la situazione, ci pensa la conformazione geografica del bacino del Po, circondato da montagne che intrappolano le sostanze inquinanti e impediscono un naturale ricambio d’aria. Le specifiche condizioni meteorologiche della zona, frequenti fenomeni di alta pressione e scarse precipitazioni, peggiorano poi ulteriormente l’accumulo degli inquinanti, stagnando così l’aria, irrespirabile per gran parte dell’anno.