Negli ultimi anni, il panorama faunistico italiano ha visto una curiosa aggiunta: gli sciacalli dorati. Ma cosa sappiamo di questi affascinanti animali? Con un occhio rivolto alla loro recente diffusione, è importante osservare i dati emergenti, le ricerche attuali e le opinioni suscitate dalla loro presenza, soprattutto nel nord-est del nostro paese. Approfondiamo la situazione attuale di questi carnivori, il loro habitat e il lavoro dei naturalisti.
Lo sciacallo dorato, conosciuto scientificamente come Canis aureus, è diventato una presenza sempre più comune nell’Italia centrosettentrionale. Questa specie, che si è insediata in Europa negli ultimi decenni, ha trovato il suo primo avvistamento nel Nord-Est nel 1984; da allora il numero di incontri con questi animali è aumentato, ma una stima precisa della loro popolazione resta in gran parte sconosciuta. Così, senza informazioni chiare, gli sciacalli possono apparire come delle ombre elusive nel paesaggio italiano. Questi animali, peraltro simili a lupi ma più piccoli, hanno una pelliccia caratteristica, prevalentemente grigia e rossastra, il che li rende anche piuttosto fotogenici!
Tuttavia, nonostante il loro crescente numero, le ricerche sono scarse e incomplete. Non ci sono dati recenti e definitivi sul loro conteggio in tutta Italia o, in particolare, nel Friuli Venezia Giulia, il territorio in cui si segnalano le maggiori concentrazioni. Qui, un ristretto gruppo di naturalisti ha avviato uno studio per comprenderne meglio la distribuzione e la densità. Si tratta di una vera e propria sfida, eppure gli scienziati sono determinati a portare alla luce la verità nascosta di questi animali che stanno cominciando a far parte del nostro ecosistema.
Un team di ricercatori sta attualmente indagando sulla presenza degli sciacalli dorati nel Carso isontino, una zona di grande bellezza naturale tra Italia e Slovenia. Nel corso di un progetto condotto quest’ottobre, hanno rilasciato una stima preliminare della densità di sciacalli nella regione. In totale, si è stimato un area di circa 230-270 chilometri quadrati, che si estende tra il golfo di Trieste e oltre Udine. Le scoperte sono tanto avvincenti quanto sorprendenti: il gruppo, guidato da Stefano Pecorella, fotografo naturalista, ha accertato la presenza di 22 gruppi di sciacalli, insieme a diversi individui isolati. Ma i numeri esatti? Rimangono un mistero avvolto nel fascino della natura.
La ricerca non si è fermata, però. I naturalisti, utilizzando un approccio acustico, hanno registrato i cori acuti degli sciacalli e, attraverso i ritorni sonori, hanno potuto stimare il loro numero. Questo metodo, ben collaudato in altre parti d’Europa, ha offerto risultati interessanti ma lascia comunque aperte molte domande. Nonostante Doberdò del Lago si sia rivelato come un hotspot per questo animale, il conteggio effettuato potrebbe risultare una sottostima. Qui gli sciacalli sono presenti addirittura dalla metà degli anni ’90, il che dimostra come la loro popolazione possa essere cresciuta nel corso degli anni. Tuttavia, ciò che spaventa è la possibilità che ci possano essere zone non esplorate dove dimorano molti altri sciacalli dorati.
Le ricerche sullo sciacallo dorato non si limitano solo alla scoperta di nuovi dati, ma sollevano anche interrogativi sociali e culturali. La presenza di animali selvatici carnivori come gli sciacalli provoca spesso discussioni accese nelle comunità locali. I timori legati ai loro comportamenti alimentari – come la caccia a roditori e uccelli – sono giustificati da un punto di vista pragmatico. Nonostante non siano pericolosi per l’uomo, la sensazione di paura può però creare tensioni tra le persone e il mondo della fauna selvatica. Anche la comunità scientifica è consapevole di questo aspetto, e così, nel tentativo di garantire massima trasparenza, il team guidato da Pecorella ha deciso di condividere i risultati preliminari del loro lavoro prima di una pubblicazione formale. Questo gesto è volto a informare e coinvolgere la popolazione in un dibattito importante riguardante la fauna selvatica.
Parallelamente, il gruppo di ricerca ha lanciato un invito attraverso i social media, chiedendo l’aiuto di altri naturalisti per ampliare la base di dati. Invita chiunque abbia catturato immagini o video di sciacalli o registrazioni di ululati a contribuire, creando così un’opportunità per una collaborazione proficua. Questo spirito di condivisione e di coinvolgimento non solo arricchisce lo studio, ma crea consapevolezza e interesse nel pubblico generalista.
In definitiva, il racconto degli sciacalli dorati nel nostro paese è in continuo sviluppo, pieno di sorprese e colpi di scena. La ricerca è in fase di svolgimento e condurrà sicuramente a scoperte importanti e, chissà, a un futuro dove questi animali diventino una parte integrale della nostra vita quotidiana.