Recentemente, l’attenzione si è concentrata su una controversa circolare diffusa da una dirigente scolastica di una scuola di Pordenone. La disposizione impone formalmente ai docenti di lasciare gli edifici scolastici al termine delle lezioni, a meno che non presentino motivazioni valide e richiedano preventivamente l’autorizzazione per rientrare. Questa decisione ha sollevato un acceso dibattito tra insegnanti e sindacati, rivelando tensioni latenti nel settore dell’istruzione. La questione, che tocca la sicurezza e il diritto a staccarsi dalla vita lavorativa, ha portato alla luce le fragilità del sistema educativo, esponendo il precarissimo equilibrio tra esigenze professionali e benessere dei docenti.
La nuova regolamentazione stabilisce che i docenti che terminano le lezioni prima delle 11 del mattino saranno obbligati a uscire, mentre coloro che hanno un’ora libera tra le lezioni potranno restare in sala insegnanti. Tuttavia, non sarà loro permesso rimanere a scuola per correggere compiti o preparare lezioni. La dirigente scolastica ha giustificato questa scelta con motivi di sicurezza, sostenendo che la presenza degli insegnanti al di fuori dell’orario di servizio potrebbe comportare problemi assicurativi in caso di incidenti. Una posizione che ha suscitato una serie di critiche e di domande sulla gestione della sicurezza all’interno delle scuole e sull’importanza di un ambiente di lavoro che permetta agli insegnanti di svolgere adeguatamente le loro mansioni.
Di fronte a questa nuova direttiva, i docenti hanno reagito in massa, esprimendo preoccupazioni e disappunto. Alcuni insegnanti hanno suggerito soluzioni semplicistiche come l’adozione di un badge per timbrare l’ingresso e l’uscita dalla scuola, mentre altri hanno messo in discussione la giustificazione della dirigente. Un insegnante ha sottolineato come, in altre realtà europee, gli insegnanti possano accedere liberamente alla scuola, anche nei fine settimana, per preparare le lezioni. Altri hanno evidenziato come questa regolamentazione rappresenti un ostacolo all’effettivo lavoro degli insegnanti, limitando la loro possibilità di impegnarsi in attività extrascolastiche necessarie per il loro sviluppo professionale. Le dichiarazioni rivelano una frattura tra l’intensità del lavoro docente e la gestione imposta dalla coalizione scolastica.
All’interno di questo contesto di proteste, un importante sondaggio condotto dalla Tecnica della Scuola ha cercato di chiarire le ore di lavoro supplementari che i docenti affrontano. Il questionario ha invitato i partecipanti a riflettere su quante ore lavorano quotidianamente al di fuori del loro orario di servizio, sia a scuola che nella propria abitazione. Le domande hanno teso a identificare l’impatto che queste ore extra hanno sul benessere psicologico e sulle condizioni di stress lavorativo. Le opzioni disponibili hanno cercato di definire il modo in cui le ore lavorate oltre il servizio possono influenzare la qualità della vita e il rischio di burnout, un problema sempre più diffuso tra i professionisti dell’istruzione.
A fronte di questo dibattito, è fondamentale ricordare anche le disposizioni riguardanti il diritto alla disconnessione, stabilito dal contratto integrativo di Istituto. Secondo quanto fissato dal CCNL Scuola 2019-2021, i docenti e il personale scolastico hanno il diritto di staccarsi dal lavoro una volta terminato il regolare orario di servizio. Questa normativa offre un quadro giuridico importante che tutela gli insegnanti e consente loro di equilibrare vita lavorativa e vita privata. Non è accettabile, secondo quanto previsto dalla legge, che vi siano obblighi di connessione al di fuori dell’orario di lavoro, né tantomeno pressioni per rimanere reperibili durante i fine settimana o nei giorni festivi. Questa norma assume un valore particolare in un momento in cui il benessere dei lavoratori è messo sotto esame, invitando gli istituti a riflettere su come gestire il proprio personale.
Le strade da percorrere rimangono ancora aperte, e il dibattito su temi chiave come la sicurezza, il diritto al lavoro e la salute mentale continua a accompagnare il mondo della scuola. In attesa di una risoluzione, ciò che emerge è la necessità di un confronto costruttivo che possa migliorare le condizioni di lavoro degli insegnanti, garantendo un’istruzione di qualità per gli studenti.