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Un regolare stipendio non dovrebbe causare imbarazzo, ma per una docente precaria di Napoli, la busta paga di questo mese ha rivelato un’amara sorpresa: un solo euro netti. La situazione ha attirato l’attenzione dei media e ha messo in luce una problematica più ampia che coinvolge molti docenti in tutta Italia. La precaria ha parlato con un noto quotidiano, condividendo la sua frustrazione e il suo senso di ingiustizia, evidenziando il trattamento riservato ai lavoratori del settore educativo.
Un caso che rappresenta molti
La docente intervistata ha maturato sette anni di esperienza nel sistema scolastico statale e ha superato il concorso nel 2020. Spiega quanto sia difficile accettare che il suo stipendio emesso dallo Stato non solo non copra le spese quotidiane, ma sembri quasi un affronto alla sua dedizione. “Questo non è un pagamento da parte di un privato – è lo Stato che ci umilia, mostrando disprezzo per il nostro lavoro”, ha dichiarato con evidente rassegnazione.
Motivando la sua situazione, la docente ha spiegato che, leggendo attentamente il cedolino, ha compreso si tratti di conguagli fiscali. Tuttavia, si è dimostrata confusa e frustrata, avendo verificato i suoi stipendi precedenti e non avendo mai percepito un compenso eccessivo. “Mi chiedo quale conguaglio ci sia da fare?”, ha aggiunto, lasciando trasparire la sua impotenza. La sua reazione iniziale di rabbia l’ha portata a considerare l’idea di disertare le lezioni, ma la sua coscienza la trattiene, ricordandole l’importanza di essere un’insegnante.
La mancanza di risposte e soluzioni
La situazione della docente è aggravata dall’assenza di riscontri, nonostante le numerose proteste provenienti da educatori in simili condizioni. “Non ho ricevuto alcuna risposta! L’unica comunicazione ricevuta è stata una mail dalla tesoreria del ministero, dove mi invitavano a controllare la mia Pec. Ma quel sito è fermo da giorni”, ha spiegato, sottolineando l’inefficienza delle istituzioni. Questo ha portato molti, incluso lei, a sentirsi sempre più trascurati e abbandonati.
In tutto il territorio nazionale, sono tanti i docenti che si trovano a vivere un’incertezza simile. Alcuni hanno interpellato avvocati, altri si sono confrontati con i sindacati nella speranza di ottenere chiarimenti. La docente conclude parlando della sua fortuna di avere un marito che lavora, sottolineando come non tutte le famiglie nella sua posizione possano dire lo stesso. “Con un euro non posso neppure pagare la benzina per arrivare a scuola. Come si può vivere così?”, si è chiesta, evidenziando la pesantezza della situazione per chi ha solo un’unica fonte di reddito.
Precedenti critici e allerta riconosciuta
Il problema degli stipendi fortemente ridotti, se non completamente azzerati a causa dei conguagli fiscali, non è un caso isolato. A febbraio 2024, un’indagine dell’associazione Ancodis sui collaboratori dei dirigenti scolastici ha rivelato quanto sia ampio questo fenomeno. Infatti, un sondaggio condotto in poche ore ha messo in evidenza che oltre il novanta percento dei partecipanti, tra docenti e membri del personale, ha riscontrato decurtazioni degli stipendi tra cento e ottocento euro.
Durante le lamentele, Rosolino Cicero, leader di Ancodis, ha messo in discussione le modalità di applicazione di questi conteggi, chiedendo perché tali operazioni siano effettuate senza alcun preavviso. Ha messo a fuoco anche la mancanza di opzioni per rateizzare eventuali debiti, sottolineando le serie ripercussioni che tali attuazioni possono avere sulla vita quotidiana delle famiglie. “Chi è in carica sa che sottrarre grandi somme dagli stipendi può mettere in difficoltà le famiglie”, ha osservato, richiamando l’attenzione sulla questione.
In aggiunta, la situazione ha colpito anche i circa cinquantamila neo-assunti, che lamentano forti riduzioni degli stipendi. La frustrazione tra i docenti è palpabile, mentre continuano a impegnarsi nel loro lavoro, spesso sopraffatti dal malcontento e dal rancore nei confronti di una situazione che sembra non avere fine. La questione risuona come un campanello d’allarme, che va oltre le singole esperienze e solleva interrogativi sulla gestione delle risorse nel settore pubblico.