Un cuore nuovo è la speranza per molti pazienti con insufficienza cardiaca avanzata, ma questo sogno spesso si scontra con la dura realtà della scarsità di organi donati. Ogni anno nel mondo si effettuano 6.000 trapianti di cuore, ma questa cifra copre appena il 10% delle reali esigenze. Un conteggio che fa riflettere e che porta alla necessità di soluzioni alternative. In Italia, nell’anno in corso, sono stati circa 370 gli interventi di trapianto di cuore, mentre in lista di attesa ci sono 668 pazienti. I tempi di attesa sono lunghi: mediamente 3,7 anni, con una preoccupante mortalità del 15% a sei mesi dall’inserimento in lista, nel caso non ci sia un trapianto o un supporto meccanico.
Da qualche anno a questa parte, si è aperta una nuova via per i pazienti che avrebbero bisogno di un cuore nuovo. Il cuore artificiale totale, un dispositivo che sostituisce l’intero organo, rappresenta una sorta di “ponte” verso il trapianto definitivo. A produrlo è Carmat, un’azienda di tecnologie mediche con sede a Bois-d’Arcy, vicino Parigi. Questo innovativo cuore artificiale è pensato per i pazienti con insufficienza cardiaca biventricolare terminale che non possono più ricevere trattamenti medici efficaci. E c’è di più: nel prossimo anno Carmat avvierà la sperimentazione di un modello ancora più avanzato, come hanno comunicato in un incontro con la stampa. Questa nuova opzione terapeutica nasce dall’aumento costante del numero di persone affette da insufficienza cardiaca, una condizione critica che colpisce 64 milioni di individui in tutto il mondo.
L’insufficienza cardiaca avanzata non è solo un problema di salute per chi ne è colpito, ma è anche responsabile di oltre 200.000 ricoveri l’anno in Italia, con un tasso di mortalità percentuale che si aggira intorno al 50% in due anni. Numeri che parlano chiaro e fanno capire l’urgenza di trovare soluzioni valide e tempestive per affrontare la malattia. Nonostante il cuore artificiale totale sia una valida alternativa, i tempi di attesa per un trapianto rimangono elevati, rendendo questa tecnologia ancora più preziosa.
Esperienze di vita: i primi pazienti
Dal 2021, 87 pazienti in tutto il mondo hanno avuto l’opportunità di vivere con il cuore artificiale totale, di cui 30 sono già stati trapiantati. Tra di essi, ci sono stati quattro pazienti italiani che hanno ricevuto questo dispositivo innovativo negli ospedali di Monaldi a Napoli, Niguarda a Milano e San Camillo a Roma. È interessante notare che tutti questi pazienti sono stati successivamente trapiantati con successo e continuano a vivere. Questo dimostra l’importanza dell’intervento meccanico, soprattutto in merito all’aiuto che fornisce nelle fasi cruciali della malattia. Il dottor Claudio Francesco Russo, direttore di Cardiochirurgia e trapianto di cuore al Niguarda, ha spiegato che il sistema di supporto meccanico è essenziale per mantenere la stabilità e la qualità della vita dei pazienti in attesa di trapianto.
Nel caso in cui la sola terapia medica non risulti più efficace, l’utilizzo del cuore artificiale diventa una necessità. Questo non solo aiuta a evitare gravi degradazioni delle condizioni di salute, ma consente anche di mantenere la funzionalità degli organi periferici, favorendo una migliore riserva fisica per affrontare l’operazione di trapianto. Una strategia ben studiata che sembra dare risultati positivi, sia in termini di qualità della vita che di esiti clinici.
Studi e ricerche per un futuro migliore
Studi recenti, come il Pivot europeo promosso da Carmat, indicano che i pazienti sottoposti a impianto di questo dispositivo mostrano un buon recupero e miglioramenti significativi nella condizione di salute. Questo non solo aiuta i pazienti, ma anche il sistema sanitario, che può risparmiare difficilmente le risorse necessarie per i ricoveri continui dei pazienti in fase avanzata di insufficienza cardiaca. Il progetto Eficas in Francia è attualmente in svolgimento e intende reclutare 52 pazienti in 10 centri cardiologici per raccogliere ulteriori dati su sicurezza ed efficacia del dispositivo.
I ricercatori si pongono obiettivi chiari: garantire una sopravvivenza post-impianto di almeno sei mesi senza eventi avversi significativi, e facilitare successivi trapianti di cuore nei sei mesi successivi all’impianto. Nonostante rimanga ancora un percorso da compiere, il cuore artificiale totale appare come una soluzione promettente, in grado di guadagnare tempo prezioso ai pazienti in attesa di trapianto, risolvendo al contempo parte delle problematiche legate alla scarsità di organi.