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La questione della continuità del servizio per i docenti sta generando un vivace dibattito nelle scuole italiane. Le recenti incertezze riguardo ai criteri di calcolo del punteggio nelle graduatorie interne di Istituto necessitano un intervento urgente da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito , al fine di evitare disparità tra mobilità volontaria e mobilità d’ufficio. Gli insegnanti attendono spiegazioni chiare, essenziali per pianificare la loro carriera professionale e per garantire che le valutazioni siano coerenti e giuste.
Il meccanismo di calcolo del punteggio
Secondo la tabella A della valutazione dei titoli per la mobilità, le regole per il punteggio di continuità di servizio sono stabilite nella lettera C. Per i docenti che hanno prestato servizio senza interruzioni per almeno tre anni scolastici nella stessa scuola di titolarità, viene assegnato un punteggio di 12 punti, a cui si aggiungono i punteggi per gli anni successivi. L’anno corrente non viene considerato in questo conteggio. Per gli anni oltre il triennio, i punti assegnati sono 5 per il quarto e il quinto anno, mentre per ogni anno successivo oltre il quinquennio il punteggio si attesta su 6 punti.
Considerando un esempio concreto, un docente con dieci anni di servizio continuativo nella propria scuola di titolarità accumulerebbe un totale di 52 punti. Questo totale è dato dalla somma dei 12 punti per il primo triennio, 10 provenienti dal quarto e quinto anno, e 30 per i cinque anni successivi al quinquennio. Queste regole dettagliate sono fondamentali per comprendere le possibili variazioni nei punteggi a seconda dei criteri di calcolo adottati.
Aspetti controversi e interpretazioni diverse
Un’importante nota relativa a questo tema è la nota 5 bis, che specifica modalità di calcolo diverse per la mobilità d’ufficio. In particolare, si sottolinea che nella formazione della graduatoria per i trasferimenti d’ufficio non è necessario considerare il triennio. Si fa riferimento alla continuità didattica nella scuola di attuale titolarità, con indicazioni su come il servizio deve essere attestato.
La complessità di queste norme suscita interrogativi. Ad esempio, se i punti per i primi tre anni debbano essere considerati 12 come nel caso di mobilità volontaria oppure 15, creando così due possibili scenari: nel primo caso, il docente accumulerebbe 52 punti, nel secondo 55. La questione resta aperta: quale criterio adotterà il MIM?
Chiarimenti dal MIM e attese per il futuro
Attendiamo con interesse le indicazioni che il Ministero dell’Istruzione e del Merito fornirà riguardo a questo tema così delicato. I docenti sono in attesa di chiarimenti ufficiali che possano stabilire una prassi univoca in merito al calcolo dei punteggi per le graduatorie interne di Istituto e per le mobilità d’ufficio.
La serietà della situazione impone che le norme siano comunicate in modo chiaro e trasparente, affinché gli insegnanti possano avere una visione chiara delle proprie prospettive professionali. La corretta comunicazione da parte del MIM rappresenta un passaggio cruciale per garantire che i diritti dei docenti siano rispettati e che vi sia equità nelle graduatorie, evitando confusioni e malintesi. Il mondo dell’istruzione italiana attende un segnale forte dal Ministero che possa dissipare i dubbi e rendere il sistema di mobilità più chiaro e giusto.